Forse non tutti i palermitani sanno che il nome della Vucciria deriva dal termine francese "boucherie", che indica il luogo di macellazione delle carni. Termine che è stato poi italianizzato in "bocceria".
La storia
Il cuore della Vucciria era, ed è ancora, la centralissima piazza Caracciolo, dove si ha notizia che nel XII secolo, sotto il dominio degli Angioini, già fiorivano l’antica "bocceria" e l'annesso mercato delle carni.
Era un luogo ricco di storia, come nella vicina piazza del Garraffello, che già ai tempi delle Repubbliche Marinare era sede della prima borsa di cambio. E dove ricchi mercanti, provenienti da ogni dove, avevano le loro logge quali sedi di rappresentanza per lo scambio delle merci provenienti dal lontano Oriente. Vicinissima al porto, vi si svolgevano le aste dei prodotti che arrivavano per mare. Pisani, genovesi, veneziani e amalfitani erano dunque anch'essi rappresentati nel mercato della Vucciria dove scambiavano attivamente le loro mercanzie: oro, tessuti, spezie e gioielli, con tutti i popoli del Mediterrano, in quella Palermo che era crocevia di traffici, e luogo di incontro tra culture e popoli lontanissimi.
Il luogo è quindi sempre stato sede di commercio, tuttavia, solo in epoca successiva, all'incirca nel '700, questo venne popolato da botteghe di commercianti in larga misura alimentari: di pesce, frutta e verdura.
Le voci del mercato
Dalla nascita del mercato, con il tempo, il termine "bocceria", storpiato dai palermitani in "Vucciria", è diventato sinonimo di caos e confusione, ciò a causa del caratteristico "abbanniare" (urlare) dei tanti commercianti, che come una cantilena novellavano la qualità delle loro merci. Ma anche delle voci degli astanti che certo non mancavano in questo coro "colorito". Infatti, pure questi ultimi, sempre a voce alta, tentavano di contrattare sui prezzi. In pratica, le urla del popoloso mercato risuonavano per tutto il giorno, fino alle zone circostanti. Così, tra grida ed "abbanniate" per i palermitani la parola "Vucciria" divenne ben presto sinonimo di "rumore", "confusione", fino a venire importata con questa accezione nel linguaggio dialettale palermitano.
La Vucciria di oggi
Oggi, di quanto detto sopra, rimane quasi nulla. I pochi commercianti superstiti, ormai stanchi e in età, non "abbannìano" più, e le merci esposte sono veramente poche. È scomparso l'afflusso di acquirenti, e con esso il vociare delle abbanniate, così come è sparita la perenne folla nella piazza. Anche i caratteristici tendoni colorati delle putìe e delle bancarelle, che un tempo la ornavano a decine, per riparare le merci esposte dalla luce diretta del sole, sono ormai quasi tutti tristemente scomparsi.
La trasformazione
Nel corso degli ultimi decenni, la Vucciria si è progressivamente trasformata per fasi. Dapprima, in seguito alla chiusura di buona parte delle vecchie attività, divenne un "non luogo": una piazza silenziosa, ferita a morte, deserta ed asfissiata dal traffico del centro cittadino, vittima anche di quella impossibilità di trovare facilmente parcheggio nei dintorni. Tutto a discapito di quei pochi temerari che avessero avuto voglia di fare acquisti negli ultimi negozietti rimasti.
In breve tempo, tra crolli di vecchi edifici ed abbandono, il luogo fu preda del degrado.
Successivamente ha assunto un po' alla volta le sembianze di in un luogo che ha rinunciato alla sua storia per "aggiornarsi", correndo appresso alle tendenze ed alle mode del momento (nel bene e nel male).
Di fatto, restano ormai solo poche testimonianze degli antichi fasti del vecchio mercato; tracce flebili destinate a scomparire col tempo, per rivivere solo nei ricordi di quei palermitani che hanno avuto la fortuna di conoscerlo com'era.
Si tratta di una realtà mutata, come direbbero alcuni tra noi. Di fatto, la Vucciria di una volta è ormai defunta e seppellita dalle sue stesse macerie, trasformata dai tempi e dalle mode in un luogo affollato di localini, tavolini e bancarelle di souvenir che hanno ormai sostituito le antiche putìe. Di giorno è una meta dello street food, soprattutto a beneficio dei tanti turisti a caccia di cibi tipici. Ma è di notte che a volte svela il suo lato "migliore", trasformandosi in una bolgia caotica e senza regole, dove si mangia, si beve, si canta, si balla e si piscia per strada.
Ogni tanto, giusto per non annoiare troppo i visitatori, può andare in scena anche un animato intermezzo, come l'improvvisa esplosione di risse tra gruppi di ubriachi e, sporadicamente, pure qualche accoltellamento, generalmente per questioni di spaccio. Insomma, la Vucciria di oggi è terra di nessuno (o appannaggio di qualcuno?), e può offrire un programma ben nutrito di "simpatici" eventi casuali e coloriti, adatti a passare il tempo, e ad aggiornare costantemente la noiosa cronaca cittadina. (... permettetemi un po' di sano sarcasmo).
Insomma, a memoria della vecchia Vucciria resta solo il nome, ricordato una ridicola scritta luminosa posta ad uno dei suoi ingressi, presso l'antica via dei Maccheronai.
Per le nuove generazioni, (ma non solo), che generalmente non ne conoscono la storia, la Vucciria purtroppo resta solo uno degli epicentri della movida palermitana.Un luogo come un altro dove recarsi con gli amici per "fare serata".
Per averlo frequentato fin da bambino, ho sempre avuto a cuore la storia e le sorti di questo luogo, ed oggi non è mistero che ne parli con una certa amarezza mista a malinconia.
Le mie foto
Una collezione di mie fotografie, scattate nell'arco di un decennio, dal 2004 fino al 2014, testimoniano il lento declino del vecchio mercato. Le immagini, alcune delle quali inserite in una mia personale del 2010, se messe in relazione con l'attuale stato dei luoghi, svelano subito la profonda trasformazione che è avvenuta negli ultimi anni.
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Se lo desiderate, potrete approfondire la conoscenza della Vucciria consultando il sito carapalermo.com con particolare riferimento a questa pagina