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  • Un tuffo nella fontana del Garraffello

    Bambini che fanno il bagno nella fontana del Garraffello A piazza Garraffello, nell'antico cuore dell'ormai ex mercato della Vuccira, esiste una fontana realizzata nel lontano 1591 dall'abilissimo Maestro, scultore palermitano, Vincenzo Gagini. La stessa fontana che diede vita alla fantasiosa leggenda del " Coccodrillo della Vucciria ". Recentemente restaurato, il monumento fa bella mostra di sè al centro della piazza, nei pressi della quale sono ancora in atto alcuni interventi architettonici mirati al recupero di spazi ed edifici attigui. La tradizione In passato, durante la stagione estiva, soprattutto nelle calde giornate di scirocco, era frequente vedere alcuni bambini del quartiere entrare nella fontana e fare il bagno per rinfrescarsi nelle sue acque. Ma dopo decenni di incuria ed abbandono dell'intera piazza, questa antica consuetudine, era andata quasi perduta pure nella memoria dei residenti della zona. Ebbene, dopo il recente intervento di restauro, che ha finalmente ridato dignità e riportato il pregiato monumento ai fasti di un tempo, questa vecchia tradizione pare che abbia ripreso vita. Infatti oggi non è difficile, ovviamente solo nei mesi estivi, assistere a scene curiose come quella descritta in foto, dove alcuni ragazzini in costume da bagno, muniti di maschera da sub, giocano a fare i pesciolini nella vasca cinquecentesca. Le mie foto del Garraffello Anni fa ho avuto la possibilità di immortalare una di queste scene, realizzando alcuni scatti, poi raccolti in un album dal titolo " Un tuffo al Garraffello ", che solo recentemente ho pubblicato nel mio portfolio. Potrete visionarli cliccando sul pulsante qui in basso. N.b .: chi volesse saperne di più sulla leggenda del Coccodrillo della Vucciria , troverà la sua storia sul sito Carapalermo.com , a questa pagina

  • Due anni fa si spegneva Biagio Conte

    Fatel Biagio Conte durante le celebrazioni del Festino - Palermo, luglio 2014 Chi era Biagio Conte? Fratel Biagio era un missionario laico. Nato a Palermo nel 1963 è stato un uomo come tanti, ma ad un certo punto della sua vita decise di rinunciare a tutto per dedicarsi esclusivamente ad aiutare chi soffre. Figlio di imprenditori edili, a 16 anni abbandona la scuola per cominciare a lavorare nell’impresa di famiglia. Fino a quando, nel 1983, a causa di una profonda crisi spirituale si allontanò da Palermo per andare a vivere a Firenze. Negli anni ’90 tornò in Sicilia, dove trascorse un periodo di ritiro a vita eremitica tra le montagne dell’entroterra. Successivamente decise di fare un viaggio a piedi fino ad Assisi: un'esperienza che lo porterà all'incontro spirituale con il messaggio e gli insegnamenti di San Francesco. In seguito, fratel Biagio fece ritorno a Palermo dove iniziò la sua Missione, battendosi per anni, disperatamente, con la forza della fede, della disobbedienza civile e del digiuno. Grazie a ciò ottenne dalle istituzioni cittadine alcuni locali in via Archirafi, dove con grande sacrificio e l’aiuto di tantissimi volontari, nel 1993, fondò la Missione di Speranza e Carità . Dopo aver trascorso buona parte della sua esistenza ad aiutare il prossimo, fratel Biagio, malato da tempo, si è spento il dodici gennaio del 2023, a soli 59 anni, restando accanto ai poveri di Palermo e lottando per loro, fino all’ultimo giorno della sua vita. Ho avuto la grande fortuna di conoscere personalmente fratel Biagio, e di fotografarlo. La foto in alto lo ritrae in un momento di preghiera tra la gente, durante la solenne processione dell'Urna d'Argento di Santa Rosalia, nel 2014. Biagio Conte ha lasciato un grande vuoto nella memoria e nei cuori di tutti i palermitani e di quanti lo hanno conosciuto, e un grande sentimento di riconoscenza da parte delle tantissime persone che sono state salvate dal baratro dell'indigenza, grazie alla sua azione fraterna e caritatevole. Maggiori dettagli sulla sua storia li potrete leggere sul sito Carapalermo.com a questa pagina .

  • Uwe Jaentsch

    Uwe Jaentsch - (Angelo Trapani 2014) Uwe, a difesa del Garraffello Nel 2007, Uwe Jaentsch , artista di origini austriache allora di passaggio nella nostra città, notò subito lo stato di degrado in cui versavano la piazza Garraffello con la bellissima cinquecentesca fontana del Gagini. L’artista restò colpito da tanta incuria e trascuratezza, e volle fare qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica cittadina sullo stato di quel monumento, che certamente non meritava questo trattamento. Uwe si stabilì nel palazzo Mazzarino (alle spalle della fontana) e da li iniziò la sua azione dimostrativa, senza dubbio molto forte, e per questo, ferocemente criticata. Uwe, però, riuscì a catturare l’attenzione dei cittadini ed anche degli amministratori, fino a quel momento “distratti”. Ma di questo parleremo un’altra volta. Oggi, anche se la fontana risulta restaurata e recintata, la piazza continua a versare in uno stato impietoso ma, sembra che le opere di restauro, come detto prima, stiano finalmente ridando un po' di fiducia per la sua rinascita. C’è da sperare che in futuro, si possa tornare a far rivivere questo luogo storico ed a ridargli la giusta dignità che certamente merita. Il ritratto Quello in esame è senza dubbio uno tra i miei riratti che apprezzo particolarmente. In questo caso si tratta del ritratto di un artista che ho avuto modo di conoscere e apprezzare, per quanto la sua azione al Garraffello sia stata forte, a tratti fuori dalle righe, ma certamente efficace e finalizzata ad uno scopo ben preciso e decisamente nobile. Il ritratto con lo sguardo intenso, trasmette tutta la determinazione di Uwe nel portare avanti il suo progetto da artista - attivista. Azione finalizzata alla sensibilizzazione delle autorità cittadine ad attivarsi per il recupero del monumento, realizzato dal Gagini nel 1591, e dell'area circostante, da quell' increscioso stato di degrado in cui versavano da decenni. Il ritratto di Uwe Jaentsch fa parte di una selezione di ritratti di personaggi noti e meno noti della mia città: attori, ballerine, artisti, magistrati, attivisti, ma anche tante persone comuni, che nel corso degli anni ho avuto il privilegio di incontrare e fotografare. Fanno tutti parte di una galleria tematica, dal titolo "Take me a Picture", che potrai visualizzare cliccando sul pulsante presente qui in basso.

  • Bus n. 1, piazza Leoni - via Oreto Nuova

    Vecchio autobus AMAT linea 1 del 1967 Linea n. 1, Piazza Leoni - via Oreto Nuova. Da una decina d'anni, in occasione delle festività natalizie, l'AMAT rimette in circolazione una vettura storica del suo parco mezzi. Si tratta di una diversamente giovane, numero di serie 437, che iniziò il suo servizio in città sulla linea 1, nel 1967, e vi restò se ricordo bene fino alla fine degli anni '70. Stiamo parlando della gloriosa Fiat 405 Menarini Monocar 1001. Un mezzo che con la sua originale livrea a due toni di verde, oggi non passa certo inosservato in mezzo al caotico traffico palermitano. A dire il vero mi era già capitato di fotografarla alcuni anni fa, e ne conservo ancora un bel ricordo. Ma quest'anno ho voluto riassaporare quell'esperienza che facevo ogni mattina, da ragazzino, saltando a bordo di una vettura dello stesso tipo per andare a scuola... sempre affollatissima! Non vi nascondo che salirvi, e rivedere autista e bigliettaio con tanto di cappello e divise d'epoca, è stato come entrare in una capsula del tempo. E sono certo di non sbagliarmi affermando che la stessa sensazione la si leggeva nei volti e negli occhi delle persone che come me hanno approfittato della sua sosta in piazza Verdi per fare qualche foto. Ho realizzato alcuni scatti al vecchio bus, che potrete visionare nel mio portfolio cliccando sul pulsante qui in basso

  • Lo chiamavano padre coraggio, Vicenzo Agostino...

    Vincenzo Agostino, padre coraggio - Palermo, 2013 Lunghi capelli e barba bianchi che non tagliava dal quel lontano, terribile giorno del 1989 in cui gli uccisero il figlio e la nuora. Da allora, Vincenzo si è fatto carico di organizzare presidi nei teatri, nelle piazze, nelle scuole e nelle manifestazioni pubbliche di tutta Italia, denunciando la grande ingiustizia che stava subendo: denunciando la mafia e quella parte di Stato con essa connivente. Proprio quel pezzo marcio, che hanno combattuto fino alla drammatica fine i giudici Falcone e Borsellino. E lo ha fatto parlando ai giovani… donne e uomini del futuro. Dicendo loro: “ siete voi la nostra speranza, la speranza della società di domani. Affidiamo a voi il compito di continuare la nostra lotta contro la mafia e la criminalità, affinchè i soldati di questa guerra non siano caduti invano ”. Ho avuto tante volte il grande privilegio di fotografare il compianto Vincenzo, in molte delle manifestazioni contro la mafia. In particolare la mia foto che ho scelto per questo post, risale al 2013, scattata davanti al palazzo di Giustizia di Palermo, durante una manifestazione contro la mafia e a sostegno dei magistrati coraggiosi che la combattevano. Lui era sempre presente nelle manifestazioni per la giustizia, sempre innanzi a tutti, capelli e barba lunghi, bianchi. Era sempre lì, in prima fila, a fianco dell'amata moglie Augusta, con la quale per tanti anni ha condiviso il tragico dolore. E più recentemente anche da solo, dopo la scomparsa di quest'ultima. Non ha mollato mai Vincenzo! Ha lottato come un leone, ed è andato avanti nella sua missione, a qualunque costo. E lo ha fatto finchè ha potuto e ne ha avuto la forza. Vincenzo Agostino, padre coraggio, si è spento all'età di 87 anni, il 23 aprile del 2024. Una vita dedicata alla ricerca di verità e giustizia per l’uccisione del figlio Nino e della nuora Ida con il piccolo che portava in grembo. Un grande uomo, un padre coraggioso, esempio per tutti, che resterà per sempre nei nostri ricordi, come nei nostri cuori. Lascia un grande vuoto incolmabile. La storia del coraggioso Vincenzo, del figlio Nino e della nuora Ida, entrambi brutalmente uccisi da mano mafiosa, la trovate su carapalermo.com a questa pagina .

  • Photoblog, finalmente uno spazio tutto mio

    Uno spazio testuale dove parlarvi liberamente dei miei progetti e delle mie fotografie. Photoblog, uno spazio per parlarvi delle mie fotografie Benvenuti nel mio Photoblog! Da tempo sentivo la necessità di realizzare uno spazio personale per parlarvi liberamente delle mie fotografie. Così, parallelamente alla realizzazione del nuovo sito, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione per disegnarne uno tutto mio. L'idea è quella di approfondire le tematiche relative ad una parte dei miei progetti, integrando le immagini del mio portfolio con alcuni cenni sulla storia dei luoghi, piuttosto che dei personaggi fotografati. Entusiasta di poter realizzare qualcosa di positivo, voglio immaginare che queste pagine di approfondimento possano diventare un utile strumento per descrivere meglio fatti e contesti, oggetto delle storie che provo a raccontare attraverso le immagini. L'idea è di creare un valore aggiunto per un migliore coinvolgimento nell'esperienza fotografica. Le premesse pare che ci siano tutte, quindi non mi resta che mettermi subito all'opera. Buon 2025 e buona lettura a tutti. Guarda tutti gli articoli del blog Guarda il mio portfolio fotografico

  • La Vucciria che non c'è più

    La discesa Caracciolo al mercato della Vucciria Forse non tutti i palermitani sanno che il nome della Vucciria deriva dal termine francese "boucherie", che indica il luogo di macellazione delle carni. Termine che è stato poi italianizzato in "bocceria". La storia Il cuore della Vucciria era, ed è ancora, la centralissima piazza Caracciolo, dove si ha notizia che nel XII secolo, sotto il dominio degli Angioini, già fiorivano l’antica "bocceria" e l'annesso mercato delle carni. Era un luogo ricco di storia, come nella vicina piazza del Garraffello, che già ai tempi delle Repubbliche Marinare era sede della prima borsa di cambio. E dove ricchi mercanti, provenienti da ogni dove, avevano le loro logge quali sedi di rappresentanza per lo scambio delle merci provenienti dal lontano Oriente. Vicinissima al porto, vi si svolgevano le aste dei prodotti che arrivavano per mare. Pisani, genovesi, veneziani e amalfitani erano dunque anch'essi rappresentati nel mercato della Vucciria dove scambiavano attivamente le loro mercanzie: oro, tessuti, spezie e gioielli, con tutti i popoli del Mediterrano, in quella Palermo che era crocevia di traffici, e luogo di incontro tra culture e popoli lontanissimi. Il luogo è quindi sempre stato sede di commercio, tuttavia, solo in epoca successiva, all'incirca nel '700, questo venne popolato da botteghe di commercianti in larga misura alimentari: di pesce, frutta e verdura. Le voci del mercato Dalla nascita del mercato, con il tempo, il termine "bocceria", storpiato dai palermitani in "Vucciria", è diventato sinonimo di caos e confusione, ciò a causa del caratteristico "abbanniare" (urlare) dei tanti commercianti, che come una cantilena novellavano la qualità delle loro merci. Ma anche delle voci degli astanti che certo non mancavano in questo coro "colorito". Infatti, pure questi ultimi, sempre a voce alta, tentavano di contrattare sui prezzi. In pratica, le urla del popoloso mercato risuonavano per tutto il giorno, fino alle zone circostanti. Così, tra grida ed "abbanniate" per i palermitani la parola "Vucciria" divenne ben presto sinonimo di "rumore", "confusione", fino a venire importata con questa accezione nel linguaggio dialettale palermitano. La Vucciria di oggi Oggi, di quanto detto sopra, rimane quasi nulla. I pochi commercianti superstiti, ormai stanchi e in età, non "abbannìano" più, e le merci esposte sono veramente poche. È scomparso l'afflusso di acquirenti, e con esso il vociare delle abbanniate, così come è sparita la perenne folla nella piazza. Anche i caratteristici tendoni colorati delle putìe e delle bancarelle, che un tempo la ornavano a decine, per riparare le merci esposte dalla luce diretta del sole, sono ormai quasi tutti tristemente scomparsi. La trasformazione Nel corso degli ultimi decenni, la Vucciria si è progressivamente trasformata per fasi. Dapprima, in seguito alla chiusura di buona parte delle vecchie attività, divenne un "non luogo": una piazza silenziosa, ferita a morte, deserta ed asfissiata dal traffico del centro cittadino, vittima anche di quella impossibilità di trovare facilmente parcheggio nei dintorni. Tutto a discapito di quei pochi temerari che avessero avuto voglia di fare acquisti negli ultimi negozietti rimasti. In breve tempo, tra crolli di vecchi edifici ed abbandono, il luogo fu preda del degrado. Successivamente ha assunto un po' alla volta le sembianze di in un luogo che ha rinunciato alla sua storia per "aggiornarsi", correndo appresso alle tendenze ed alle mode del momento (nel bene e nel male). Di fatto, restano ormai solo poche testimonianze degli antichi fasti del vecchio mercato; tracce flebili destinate a scomparire col tempo, per rivivere solo nei ricordi di quei palermitani che hanno avuto la fortuna di conoscerlo com'era. Si tratta di una realtà mutata, come direbbero alcuni tra noi. Di fatto, la Vucciria di una volta è ormai defunta e seppellita dalle sue stesse macerie, trasformata dai tempi e dalle mode in un luogo affollato di localini, tavolini e bancarelle di souvenir che hanno ormai sostituito le antiche putìe. Di giorno è una meta dello street food, soprattutto a beneficio dei tanti turisti a caccia di cibi tipici. Ma è di notte che a volte svela il suo lato "migliore", trasformandosi in una bolgia caotica e senza regole, dove si mangia, si beve, si canta, si balla e si piscia per strada. Ogni tanto, giusto per non annoiare troppo i visitatori, può andare in scena anche un animato intermezzo, come l'improvvisa esplosione di risse tra gruppi di ubriachi e, sporadicamente, pure qualche accoltellamento, generalmente per questioni di spaccio. Insomma, la Vucciria di oggi è terra di nessuno (o appannaggio di qualcuno?), e può offrire un programma ben nutrito di "simpatici" eventi casuali e coloriti, adatti a passare il tempo, e ad aggiornare costantemente la noiosa cronaca cittadina. (... permettetemi un po' di sano sarcasmo). Insomma, a memoria della vecchia Vucciria resta solo il nome, ricordato una ridicola scritta luminosa posta ad uno dei suoi ingressi, presso l'antica via dei Maccheronai. Per le nuove generazioni, (ma non solo), che generalmente non ne conoscono la storia, la Vucciria purtroppo resta solo uno degli epicentri della movida palermitana.Un luogo come un altro dove recarsi con gli amici per "fare serata". Per averlo frequentato fin da bambino, ho sempre avuto a cuore la storia e le sorti di questo luogo, ed oggi non è mistero che ne parli con una certa amarezza mista a malinconia. Le mie foto Una collezione di mie fotografie, scattate nell'arco di un decennio, dal 2004 fino al 2014, testimoniano il lento declino del vecchio mercato. Le immagini, alcune delle quali inserite in una mia personale del 2010, se messe in relazione con l'attuale stato dei luoghi, svelano subito la profonda trasformazione che è avvenuta negli ultimi anni. Potrete visionare tutte le foto cliccando sul pulsante qui in basso. Se lo desiderate, potrete approfondire la conoscenza della Vucciria consultando il sito carapalermo.com con particolare riferimento a questa pagina

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